"Viene messo sul cuore il sigillo dello sposo, quando viene impresso il mistero della sua fede a custodia del nostro pensiero, affinché quel servo infedele, cioè il nostro avversario, quando osserva i cuori segnati dalla fede, non osi fare irruzione in essi con la tentazione.
(Sponsus ergo in cor signaculum ponitur quando fidei eius mysterium in custodia nostrae cogitationi imprimitur, ut ille infidelis servus, nimirum noster adversarius, cum signata fide corda considerat, temptando ea irrumpere non praesumat)".
Commento morale a Giobbe, VI, XXIX, 12. Città Nuova Editrice/4, Roma 2001, p.87.
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